“Comporre e fare musica non è stato e non è il primo mestiere della mia vita. Per quanto sia, ancora oggi, il mio bisogno più forte. Mi considero soprattutto un figlio della grande musica d’autore.
Potrei citare Dylan, Cohen o De Andrè, per parlar dei più grandi. Decidete voi quanto sia degno per me scomodare certi nomi che amo. Per quanto mi riguarda, scatto foto e racconto storie di vita usando la mia voce e il mio pianoforte.
Vi dirò anche che sono legato in modo indissolubile alla mia terra. Nel mio caso il Veneto. Veneto che potrebbe però essere Sardegna, Irlanda o Sud Africa. Ci siamo capiti. E se anche questo ormai quasi vent’anni fa volle dire essere io stesso vicino a certe istanze in quel tempo messe sul piatto, politicamente parlando, da ciò che era chiamato Lega Nord oggi non rinnego proprio niente. Al di là delle strumentalizzazioni dell’epoca e delle etichette che ci servono sempre per semplificare ciò che alla fine capiamo poco.
Personalmente, non ho mai creduto, né credo, che la globalizzazione esplosa soprattutto negli ultimi vent’anni sia la soluzione del mondo in cui abitiamo. Al contrario. Credo per esempio che il legame con le nostre radici conti sempre tanto e che forse anche questo possa salvarci. Forse vi arriverà banale da dire, ma comprendere di più chi siamo e da dove veniamo ci aiuta a capire dove stiamo andando e cosa saremo.
Allo stesso modo, ci può salvare l’attenzione e l’amore per le storie marginali e se volete più “fragili”. Questo album prova a raccontare proprio questo. Se volete, terra e ultimi del mondo. Per essere io stesso uno di loro. La mia voce e le mie canzoni parlano di questo. Senza però alcun bisogno di confini. Con la necessità di metterci sempre testa e anima. Nei tempi che viviamo, credetemi, è davvero importante.
Sul mio fronte, vi dirò che queste canzoni diventano la chiave per comprendere chi sono e forse anche un poco chi siamo. Forse chi eravamo e cosa saremo. Forse. A voi il giudizio. Grazie per la vostra attenzione. Buon ascolto e a presto.”